breve
excursus sul significato nascosto della moda rigata
La storia della rigatura marinara nasce dall'incontro
tra il mondo della teleria nautica e la striatura dell'abbigliamento tipico dei
marinai, ovvero la maglia rigata, indumento intimo che teneva caldo, il cui
tessuto intrecciato appartiene appunto alla famiglia della maglieria.
Per comprendere appieno
questa associazione, dovete considerare il fatto che la riga dei marinai ha
attraversato secoli e oceani e così facendo, nell'immaginario collettivo, si è
fatto largo lo stereotipo del marinaio vestito a righe.
Durante i secoli XIX e XX la rigatura nautica si
trasforma progressivamente nella rigatura cosiddetta "da spiaggia" o
da "tempo libero".
Il riscatto della stoffa del diavolo dai suoi infami
significati, che analizzerò più avanti, si realizza grazie all’uso che ne farà
la classe agiata recandosi al mare per respirare aria buona e fare attività
fisica; le righe, nelle tonalità pastello spesso associate al bianco, colore
della pulizia e dell'igiene, iniziano a disegnare così l’abbigliamento da
spiaggia che nel corso degli anni pervaderà i costumi da bagno, i tessuti delle
sdraio e l'abbigliamento estivo infantile, fino a divenire il simbolo delle
vacanza e dell'estate.
L'utilizzo frenetico della fantasia del rigato ha
cancellato via via dalla memoria il suo vero significato simbolico, cosa
nasconde quindi questa usatissima fantasia, nelle pieghe del suo passato?
In epoche remote, chi indossava le righe erano gli
esclusi: ebrei, carcerati, prima ancora le prostitute e ancor prima i
giullari di corte.
Nel medioevo infatti, i
tessuti rigati assumono carattere dispregiativo, infamante fino ad essere
considerati persino diabolici; verranno in seguito emanate vere e proprie leggi
che determineranno quali categorie di esclusi dovessero indossare abiti rigati
per non passare inosservati agli occhi degli onesti cittadini; molto forte è
infatti il legame tra le righe orizzontali della divisa del detenuto e quelle
verticali delle sbarre della prigione.
Determinanti nella simbologia della rigatura sono
anche il colore e la dimensione: il colore tenue associato al bianco è infatti
sinonimo di pulizia mentre la dimensione stretta e discreta del rigato assume
valenza di rettitudine e moralità, al contrario di quella larga e vistosa,
specifica segnaletica del malvivente.
Tra la riga e l'arte
troviamo anche un richiamo a Van Gogh: se pensiamo allo stretto legame tra
il buffone di corte e il folle, e ancora tra il folle e il forsennato, appare
il "pazzo" Van Gogh che tra arte e follia dipingeva a pennellate,
simili a piccole righe una affianco all'altra; righe pure, che non fermano lo
sguardo, che illuminano e oscurano, turbano la mente, confondono i sensi.
Troppe righe alla fine fanno impazzire!
Osez le chic des rayaures.
Osate lo chic delle righe.
Osare, sembra proprio il verbo adatto a questa
fantasia: per vestirsi di righe bisogna superare pudori e tabù, sovvertire ogni
codice sociale, ma per chi osa c'è l'accesso allo Chic!